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122 GOGOL


Egli tentò di fermarsi, e diè violento una strappo al morso; il cavallo nitri stranamente, scosse la criniera, e via di fuga verso il cavaliere. E lo stregone fu interrorito a vederlo, prima torpido, moversi poi, coprir d’un subito gli occhi, fissar il nuovo giunto, e ridere. Come tuono, quello strano riso echeggiò nelle montagne e risuonò nel cuore dello stregone straziato, come se gli fosse dentro. E dentro gli sembrò essergli entrata un’estranea forza, scorrervi e picchiargli il cuore a colpi di martello; come le arterie... Tanto quel riso gl’incuteva terrore.

Il cavaliere lo ghermì con mano tremenda e lo sollevò in aria. In un batter d’occhio lo stregone fu morto, e, dopo morto, schiuse le pupille; ma, cadavere, guardò come cadavere. Mai uomo vivente e battezzato ebbe un simile sguardo. Volse d’ogni parte quegli occhi pieni di vita e scorse dei morti sorgere da Kiev, dal paese di Lalic, dai Karpati, tutti simili a lui, come goccie d’acqua.

Lividi lividi, l’ultimo sempre più grande de’ precedenti, sempre più ischeletrito, si posero intorno al cavaliere, che teneva fra le mani la preda viva.

Il cavaliere rise un’altra volta, e la gettò nell’abisso. E tutti i morti le si slanciaron dietro, l’agguantarono e l’addentarono. Ma l’ultimo, più grande e più atroce degli altri, volle balzare in terra anch’esso, ma non potè, non avendo più forza; allora il colosso si sprofondò nel suolo. E se mai si sollevasse, riconoscerebbe i Karpati, la provincia di Sedmigradskij e il paese turco.

Una volta egli si mosse appena, e un terremoto scosse tutta la terra, le capanne crollaron da per tutto, e molta gente rimase schiacciata. Si ode spesso pei Karpati un sibilio, come se mille mulini girasser le ruote nell’acqua; gli è che nell’abisso senza fondo, che niun uomo ha sinora veduto, tanto si teme avvicinarvisi, i morti tormentano i morti.

Spesso avviene per tutta la terra che il suol tremi da un capo all’altro: ciò deriva, dicon le persone colte, dal fatto che vicino al mare trovasi una montagna d’onde irrompe il fuoco e scorron torrenti di lava. Ma i vecchi che abitano l’Ungheria e la terra di Galic, ne san di meglio e di più; sanno che è il gran morto, il gigante sotterrato, il quale vuol sollevarsi e fa traballare la terra.