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NOVELLE 169


Gennaio di questo stesso anno, che ha seguito febbraio.

Sinora io non posso capir niente intorno a questa terra di Spagna. Le costumanze nazionali e il cerimoniale di corte sono addirittura strani. Non capisco, non capisco, non ci capisco proprio niente. Oggi mi hanno rasa la testa, non badando punto alle mie grida di non voelr essere prete. Ma non posso più ricordarmi di quel che è avvenuto, quando han preso a gettarmi acqua fredda sul capo. Non avevo provato mai simile inferno. Stavo per divenir furente, tanto che potevano trattenermi a stento. Non comprendo affatto l’usanza, e che possa valere. Usanza stolta, dissennata! Nè concepisco la sconsideratezza dei re, che fino ad oggi non l’hanno abolita. A giudicare da tutte le apparenze, mi domando se io non son caduto nelle mani della Inquisizione, e se colui che ho preso per Cancelliere non sia il grande Inquisitore in persona. Solo non posso concepire come mai un re si esponga alla Inquisizione. Codesto in verità, può provenir di Francia, e, massime, da Polignac. Oh, quel bestione di Polignac! Egli ha giurato di perseguitarmi sino alla morte. E davvero, or mi perseguita, mi dà la caccia! Ma io so, caro, che vi conduce l’Inglese. L’Inglese è un grande politico. Esso intriga dovunque. Ed è noto in tutta la terra, che quando Inghilterra prende tabacco, la Francia starnuta.

Il 25

Oggi, il grande Inquisitore è venuto nella mia stanza; ma io, che avevo sentito di lontano i suoi passi, mi ero nascosto sotto una sedia. Non vedendomi, cominciò a chiamare. Gridò sulle prime: «Perprixin!». Io non risposi. Poi: «Akscutii Ivanov! Consigliere titolare! Nobile!». Non fiatai. «Ferdinando VIII, re di Spagna!». Volevo sporgere la testa; ma pensai subito: «No, fratel caro, tu non mi pigli! Noi ti conosciamo. Tu mi verserai ancora acqua fredda sulla testa!». Non di meno mi vide, e mi scacciò di sotto la sedia col bastone, il maledetto bastone che picchia sodo! D’altra parte, mi ha compensato di tutto ciò una sco-