Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/197

Da Wikisource.

tima volta fissava uno sguardo penetrante su colui che aveva da ascoltare. Avrebbe potuto dispensarsi dallo impiegare tanta energia, perchè i dieci subalterni che aveva sotto i suoi ordini, lo temevano abbastanza anche senza questo. Appena lo vedevano giungere da lungi, s’affrettavano a deporre la penna e accorrevano rimanendo ritti al suo passaggio. Nelle conversazioni coi suoi subalterni, conservava sempre un’attitudine superba e non diceva più di queste parole:

— Cosa volete? Sapete a chi parlate? Non dimenticate a chi vi dirigete!

Del resto era un brav’uomo, amabile e compiacente con gli altri amici. Il titolo di direttore generale gli aveva montata la testa. Dal giorno che gliel’avevano dato, passava buona parte della giornata in una specie di vertigine, conservando però tutta la presenza di spirito con gli eguali, non sospettando punto che gli mancasse qualche cosa. Ma appena si trovava con un inferiore, si rinchiudeva in un severo mutismo, e questo contegno gli era tanto più penoso in quanto che sentiva come avrebbe potuto passar il suo tempo ben più piacevolmente.

Tutti coloro che l’osservavano in simile circostanza, non potevano metter in dubbio che egli ardeva dal desiderio d’unirsi a una conversazione interessante, ma che il timore di far apparire qualche imprudente prevenzione, di mostrarsi troppo famigliare e di compromettere con questo la sua dignità, lo tratteneva.

Per sottrarsi a un tale pericolo, conservava una straordinaria riservatezza e parlava di tratto in tratto per monosillabi. Breve, aveva spinto il suo sistema tanto lontano che lo chiamavano l’annoiato, e questo titolo era perfettamente meritato.

Tale era l’alto personaggio, del quale Akaki doveva accaparrarsi l’aiuto e la protezione. Il momento ch’egli scelse per tentar il suo passo sembrava proprio opportuno per lusingare la vanità del direttore generale e per servir la causa del consigliere titolare.

L’alto personaggio si trovava nel suo gabinetto e parlava allegramente con un vecchio amico che non aveva visto da molti anni, allorchè gli annunziarono che il sig. Basch-makschin sollecitava l’onore d’ottenere una udienza da Sua Eccellenza.

— Che uomo è? — chiese con alterigia.