Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/220

Da Wikisource.
218 GOGOL

ticolarmente grato, e son lieto di questa occasione che mi ha procurato il piacere di conoscerla...

Il maggiore, come si vede, si era proposto, per quella volta sola, di usar le lusinghe.

— Annunziar codesto, certo, è cosa da poco, — disse l’impiegato; — solo credo che lei non ne trarrà vantaggio di sorta. Lei dovrebbe incaricar qualcuno dalla penna industre di descriverlo come fenomeno di natura e d’inserir tale articolo nella «Abeille du Nord» (qui aspirò una presa), per giovare a’ giovani (qui si soffiò il naso), e anche per la pubblica curiosità.

L’assessore di collegio era sempre più disperato. Abbassò gli occhi in calce al giornale, ove si trovavan le notizie teatrali, e sul viso già gli si diffondeva il sorriso, scorgendo il nome di una artista sua preferita, e già cacciava la mano in tasca per trarne un biglietto azzurro, giacchè a suo avviso, gli ufficiali superiori devono adagiarsi solo nelle poltrone, quando l’idea del naso gli conturbò tutto.

Pare che lo stesso impiegato fosse commosso pel terribile caso di Kovalev. Desiderando alleviargli lo strazio, credette bene esprimergli la propria compassione con poche parole: «In verità, io sono molto sdegnato per l’avventura che l’è occorsa. Desidera una presa di tabacco? Scaccia il mal di testa e l’inclinazione alla melanconia; è anche un rimedio sovrano contro le emorroidi». E, così dicendo, l’impiegato presentò a Kovalev una tabacchiera della quale aperse delicatissimamente il coperchio, adorno del ritratto d’una signora col cappello.

A questo imprudente procedere dell’impiegato, Kovalev finì col perdere la pazienza. «Non capisco», disse adirato, «come lei possa trovar qui cagione di burla; non vede che mi manca l’organo essenziale a fiutare? II diavolo le porti via il suo tabacco! Adesso io non posso neppur più soffrirlo a vedere, non solo il suo esecrando berezinski, ma perfino il rapè». A queste parole, uscì profondamente sdegnato contro l’amministrazione del giornale, e si diresse verso il commissariato di polizia.

Kovalev giunse proprio sul punto che il funzionario stendevasi sbadigliando e dicendo fra sè: «Vo’ dormire per un paio di orette». Onde si vede che l’arrivo dell’assessore di collegio era oltremodo inopportuno.

Il commissario era grande amatore di cose artistiche,