Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/28

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26 GOGOL

cuno, ti coprirò con la mia svitka1; ti avvolgerò con la mia cintura, ti farò paravento con le mani, e niuno ci vedrà. Se pure il freddo punga, vieni; ti stringerò più forte al cuore, ti riscalderò coi baci, porrò i tuoi piedini bianchi nel mio berretto. O anima mia, pesciolino mio, collana mia! Affffàcciati, sia pure per un momento! Da uno spiraglio della finestretta, sporgi almeno la manina bianca... Ma tu non dormi, fanciulla superba! — soggiunge alzando la voce e in tono da rivelare il suo dispetto, la vergogna di non essere accolto. — Tu godi nel burlarti di me... Addio!

Così dicendo volse le spalle, si calcò di sghembo il berretto sull’orecchio, e venne via crucciato, arpeggiando con le dita sulle corde della bandura.

Su quel punto la nottola di legno della porta girò; la porta si aperse cigolando e una giovinetta sulle diciassette primavere passò la soglia, avvolta nella penombra e guardandosi timidamente intorno. Nella semioscurità le brillavano simpaticamente, come stelline, gli occhi limpidi, le luccicava il monile di corallo rosso; e agli occhi di aquila del giovine non potè sfuggire anche il rossore che le si accese pudicamente sulle gote.

— Come sei impaziente! — gli disse lei sottovoce. — Eccoti già sul broncio. Perchè scegliere quest’ora? La via è piena di gente, che va e viene. Tremo tutta.

— Oh, non tremare, mia sensitiva. Stringiti più forte a me! — disse il giovine cingendola con le braccia, dopo essersi buttata alle spalle la bandura, sorretta da una cinghia, e sedendosi con lei sull’uscio della casetta. Sai pure quanto mi affligge lo star senza vederti anche per una mezz’ora.

— E tu sai che penso? — interruppe la giovinetta, fissandolo con gli occhi trasognati; — qualcosa mi sussurra all’orecchio che nell’avvenire non potremo vederci più tanto spesso.... la gente di qui è cattiva; tutte le ragazze mi guardan da gelose e i giovinotti... Vedo che la mamma stessa, da qualche tempo, mi tien più d’occhio. Confesso che mi sentivo più lieta fra gli estranei.

Un’aura dolorosa le passò sul volto a queste ultime parole.


  1. Sorta di caffettano o gabbanello.