Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/42

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40 GOGOL

fermò... — Se sapessi, — riprese, raccogliendo il ciottolo, — chi è lo sforcato che l’ha scagliato, gl’insegnerei ben io a tirare. Ve’ che ribalderia! — soggiunse, esaminando il proiettile con sguardo truce. — Ti strangoli nel gozzo questo sasso!

— Oibò, oibò! Dio te ne salvi, compare! — interruppe vivamente il distillatore, impallidendo: — Dio te ne scampi, in questo mondo e nell’altro; ti scampi dal mandare a qualcuno questo augurio...

— Or non troverà qui per giunta un difensore? Ma creepi!

— Non ti venga neppure in mente, compare. Probabilmente tu non sai quel che avvenne a mia suocera, buon’anima. Una sera, forse un po’ più presto di quest’ora, si cenava: la buon’anima della suocera, la buon’anima del suocero, un garzone di fattoria, una fante e una mezza dozzina di ragazzi. La suocera aveva versato delle galuski da un caldaione in una grossa scodella, perchè fossero men calde. Venuti dal lavoro, tutti avevan gran fame e non volevano aspettare che i gnocchi si raffreddassero. Infilzandoli a lunghe asticciole di legno, si misero a mangiare. D’improvviso ecco sopraggiungere, non si sa d’onde, un uomo (Dio sa com’era), il quale chiese che gli dessero un posticino. Come mai non dar da mangiare a un affamato? Gli danno, anche a lui, un’asticciola; ma l’ospite inghiottiva le galuski, come una vacca il fieno. Prima che gli altri mandassero giù una galuska e si disponessero a prenderne un’altra, il fondo della scodella era netto come lastra da chiesa. La suocera la riempì di nuovo. Pensava che, saziata la fame, lo sconosciuto andrebbe men lesto. Nient’affatto; lui si dette a divorar peggio di prima e vuotò la scodella. «Affogati, con queste galuski!» pensò la suocera affamata. Quando, d’un tratto, glie ne va uno nel respiro, e cade. Gli accorsero attorno; la vita non c’era più... era strozzata.

— La pagò a dovere il maledetto scroccone! — disse il Capo.

— Pagato o no, da quella sera mia suocera non ebbe più pace. Appena annottava, ecco levarsi il morto; si sedeva a cavalcioni sul camino, e teneva il gnocco fra i denti. Durante il giorno, tutto andava bene; manco un fiato; ma appena imbruniva... guarda il tetto: lui già vi inforca il camino, figlio d’un cane!