Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/60

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58 GOGOL


Devo dirvi che la buon’anima di mio nonno era molto più su de’ semplici cosacchi. Sapeva dove metter i segni di abbreviatura nella lingua slavona. Durante le feste, vi salmodiava le epistole con tanta rapidità, da dar de’ punti a un figlio di pope de’ nostri giorni. Eppure, come sapete, nei tempi andati, se avessero raccolti tutti i letterati della città di Baturina, non c’era bisogno di tendere un berretto per metterveli dentro; bastava il cavo della mano. Perciò, non è da far le meraviglie se tutti che incontravano il nonno gli s’inchinavano sino alla cintura.

Un giorno, il serenissimo etmano ebbe l’idea di mandare una lettera alla zariza. Lo scrivano del reggimento... (il diavolo se lo porti!) ne ho scordato il nome... Era Viskriak o no? Motuzoska o no? Golopuzek o no? Qualunque sia, so che il suo nome era molto difficile. Insomma, lo scrivano del reggimento chiamò mio nonno e gli disse che l’etmano lo incaricava di portar una lettera alla zariza.

Mio nonno non si curava di far lunghi preparativi. Cucì la lettera nel berretto, sellò il cavallo, abbracciò la moglie e, come lui li chiamava, i suoi due porchetti, uno de’ quali era mio padre, e via, sollevandosi dietro tanta polvere che meno ne avrebber levata quindici bravacci che avesser giocato di sbarra nel mezzo della strada.

La mattina appresso, il gallo non aveva cantato ancora per la quarta volta e già il nonno si trovava a Konotop. C’era lì, a quell’ora, una fiera, e tal moltitudine di gente ingombrava le vie da averne male agli occhi nel guardarla; ma siccome era prestissimo, tutta quella folla dormiva ancora stesa per terra. Vicino a una vacca, stava coricato un parobok buontempone dal naso vermiglio come un fringuello marino; più in là russava, seduta innanzi al suo spaccio, una mercantessa di pietre focaie, di turchine, di piombo da fucile e di babliki. Sotto una telega1 era sdraiato uno zingaro; sopra una carretta, carica di pesce, era steso un cumak2, e sulla strada maestra, a gambe aperte, restava accovacciato un moscovita barbuto con mucchi di cintole e di guanti a sacco. A


  1. Carretta.
  2. Vetturino.