Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/75

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In fede mia, oramai il raccontare comincia a venirmi in uggia. Che ve ne pare? La è cosa da morirne davvero: racconta, e poi racconta ancora, senza trovare il verso d’aver tregua nè posa. Basta; ora la vada, ora; racconterò qualcosa, ma siate certi ch’è questa proprio l’ultima volta.

Dunque, voialtri, vi siete indugiati su questo argomento: che l’uomo può vincerla sullo spirito impuro, come suol dirsi. Codesto, sicuro, è verissimo; e sol che ci si pensi un tantino, se ne trova nel mondo più di un esempio. Tuttavia, meglio non dirlo; giacchè la forza diabolica forma il disegno di prendervi in giro, vi piglia in giro, e vi piglia in giro sul serio.

Eccone una prova. Noi eravamo quattro in tutto a casa del babbo; io era ancora ragazzo; avevo allora undici anni... no, più di undici anni, poichè, mi ricordo quasi fosse ora, come una volta ch’io correvo carponi a quattro zampe, e cominciavo ad abbaiare a guisa dei cani, il babbo mi gridò appresso: ah Foma, Foma! è tempo oramai d’accasarsi e tu sei tuttora sciocchino come un bambinello.

Il nonno era ancora vivo, e (gli tintinnino le orecchie allegramente) ben piantato sulle gambe. Ed ecco, una volta... gli viene in mente... Ma, a che giova ch’io perda fiato a raccontare? Uno, per un’ora intera attizza il fuoco nella stufa per trarne un carboncello per accender la pipa; un altro, non so perchè, se la svigna verso il suo magazzino... ma come? chi vi prega? Pregate voi, e poi... orsù, ascoltate:

Il babbo, sul venir di primavera, se ne andò in Crimea per la vendita del tabacco; mi ricordo che ne portò due o tre carri. Il tabacco allora si pagava caro. Prese con sè uno de’ miei fratelli, che aveva tre anni, per avvezzarlo di buon’ora a essere, a fare il cumak1; noi restammo, il non-


  1. Carrettiere che va in cerca del sale, in Crimea, e del pesce, per le rive del Don.