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86 GOGOL

frattempo, poiché restavan zitti, si collocarono attorno i cimbali, i violini, i tamburelli. Intanto le ragazze, asciugatesi le labbra coi fazzoletti ricamati, ruppero le file; e i giovinotti, con le mani a’ fianchi, guardandosi alteramente intorno, già si avviavano ad andar loro incontro, quando il vecchio essaul portò due icone per benedire i giovani sposi.

Quelle icone eran state donate da un santo eremita, il vecchio Varfolomèi. Non avevan ricchi manti, non brillavan d’oro o d’argento, ma chi le possedeva in casa era protetto da ogni potenza impura. Levando in aria le icone, già l’essaul cominciava a recitare una breve preghiera... quando, a un tratto, i monelli che giocavan per terra, gettaron grida di terrore, e, dietro di loro, il popolo indietreggiò, mentre, spaventati, mostravano a dito un cosacco, che se ne stava in piedi dinanzi a loro. Chi era? Nessuno lo sapeva. Egli aveva già ballato a meraviglia la kozacka1 ed era riuscito a far ridere la folla che lo circondava; ma quando l’essaul prese le icone, d’un subito la faccia del cosacco si trasfigurò: gli si allungò il naso torcendosi di lato; gli occhi che erano scuri divennero verdi e guizzanti, gli tremò il mento e gli si appunto come lancia, di bocca gli sporse un dente, di dietro al capo di alzò un gobbo; e invece del cosacco, si vide... un vecchio.

— È lui! Eccolo! — gridavan nella folla, pigiandosi e urtandosi a vicenda.

— Lo stregone riappare! — strillavan le madri afferrando i figliuoli per mano.

Maestosamente, l’essaul si avanzò verso di lui e gli disse con voce tonante, accostandogli le icone: «Scomparisci, imagine di satana! Qui non è posto per te!». Ed ecco, fischiando e battendo i denti, il vecchio fantastico, come un lupo, scomparve.

Il tumulto e le ciarle correvan, correvano via via fra il popolo, mugghiando come mare in tempesta.

— Cos’è codesto stregone? — domandavano i giovani e gli inesperti.

— Avverrà una sciagura! — dicevano i vecchi scuotendo la testa. E così, d’ogni parte, nel vasto cortile dell’essaul presero a raccogliersi in capannelli e ad ascoltar

  1. Danza nazionale cosacca.