Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/156

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GOGOL

cito valente sulla gente che dorme? — disse guardando sul bastione Golokopytenko.

— Aspettate un po’, e vedrete che vi raderemo i ciuffi! — gli risposero gridando dall’alto.

— Io vorrei stare a vedere come ci raderanno i ciuffi! — gridò Popovic voltandosi innanzi a loro sul suo cavallo, e poi, adocchiando i suoi compagni, disse: — Ma come sarà? Forse i Ljachi hanno ragione: se li conduce fuori quel panciuto, guardatelo lí! sarà lui un buon riparo per tutti quanti.

— Perché tu pensi che avranno in lui un buon riparo? — chiesero i cosacchi, avendo capito che Popovic sicuramente aveva già preparato qualche motteggio.

— Ma, per questo, che dietro a lui si nasconderà tutto l’esercito, e poi sfido io a raggiungere qualcuno con una picca attraverso quella pancia!

— Tutti i cosacchi diedero in una gran risata; e per un bel pezzo molti di essi ancora dondolavano il capo e dicevano: — To’, ecco Popovic! Ecco, se impegna con qualcuno la sua parola, basta, to’!...

Non dicevano però i cosacchi che significasse quel «to’!».

— Scostatevi, scostatevi al piú presto dalle mura! — comandò urlando il Koscevoj; perché


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