Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/196

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GOGOL

coi suoi si lanciò contro un’altra frotta di nemici. Dove passavano i cosacchi di Nesamajkov, lí si apriva una strada; dove essi si voltavano, c’era già subito un vicolo! Si vedeva bene come si facevano rade le file dei Ljachi, e come questi cadevano a guisa di covoni mietuti! E proprio accosto ai carriaggi era Vovtusjenko, e sul davanti Cerevicenko, e presso i carri piú lontani Degtjarjenko, e dietro a quelli il capo-kurjenja Vertychvistj. Due nobili guerrieri aveva già infilati alla lancia Degtjarjenko, e infine piombò sopra un terzo tutt’altro che arrendevole. Era un polacco destro e forte, vestito di una splendida armatura e i soli servi che menava con sé erano cinquanta. Egli raggiunse con un forte colpo Degtjarjenko, lo gettò a terra, e già vibrando su di lui la spada gridava:

— Non c’è tra voi, cani cosacchi, neppure uno che ardisca affrontarmi!

— Ecco che c’è! — gridò allora, facendosi avanti, Mosij Scilo.

Era questi un forte cosacco, che piú volte aveva avuto il comando sul mare e aveva sofferto ogni sorta di guai. Lo presero una volta i Turchi presso Trebisonda e portarono lui e i suoi sulle loro galere, li legarono mani e piedi con catene di ferro, non diedero loro cibo per intere settimane e li abbeveravano con ribut-


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