Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/200

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GOGOL

schette; non s’è affievolita la forza cosacca; non piegano ancora i cosacchi!

E incalzarono i cosacchi di tutta forza, e scompigliarono interamente le file nemiche. Il colonnello bassetto fece battere la ritirata e ordinò di spiegare otto bandiere per richiamare i suoi che erano dispersi per tutto il campo. I Ljachi corsero tutti alle loro insegne; ma non furono a tempo a riordinarsi che già il capo-kurjenia Kukubjenko si gettò loro proprio nel mezzo e piombò diritto sul colonnello corpulento. Non resistette il colonnello, e, voltato il cavallo, si lanciò al galoppo; ma Kukubjenko di lontano l’inseguiva per tutto il campo, impedendogli di riunirsi al suo reggimento. Si accorse di ciò, da una kurjenja laterale, Stepan Guska, e si lanciò a intercettare il fuggente, con un laccio in mano, tenendo la testa tutta piegata sulla nuca del cavallo, e, colto il momento opportuno, d’un colpo gli gettò il laccio al collo: divenne tutto rosso il colonnello, attaccandosi con tutte e due le mani alla corda del laccio e cercando di strapparla, ma già un fiero colpo gli aveva piantato nel ventre una picca mortale. E lí rimase, inchiodato al suolo. Ma anche Guska non se la cavò allegramente! Non fecero a tempo a guardarsi attorno i cosacchi,


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