Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/259

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TARAS BUL'BA

dava Taras; non pensava al fuoco con cui si preparavano a bruciarlo; egli guardava, con quel suo gran cuore, da quel lato dove cadevano sotto le fucilate i cosacchi: a lui, posto cosí in alto, tutto appariva chiaro come sul palmo della mano.

— Occupate giovinotti, occupate al piú presto — egli gridava — il colle dietro il bosco: là essi non verranno!

Ma il vento non portava le sue parole.

— Oh cadranno, cadranno senza ragione! — egli diceva disperatamente e guardava giú, dove luccicava il Dnjestr.

Un lampo di gioia illuminò i suoi occhi. Egli vide che dietro alle macchie si delineavano i fianchi di quattro navi, raccolse tutta la forza della sua voce e gridò forte:

— Alla riva! alla riva, giovinotti! lasciatevi andare per il viottolo sotto il monte a sinistra. Alla riva ci sono i canotti: raccoglieteli tutti, acciocché non vi sia modo d’inseguirvi!

Questa volta il vento soffiava dall’altro lato, e tutte le sue parole furono udite dai cosacchi. Ma per quel consiglio gli arrivò immediatamente un colpo dato col dorso della scure sulla testa, e tutto cominciò a girare vertiginosamente davanti ai suoi occhi.

Si lasciarono andare i cosacchi di gran galop-


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