Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/27

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TARAS BUL'BA

trio si recava nei villaggi in cui ci fosse soltanto qualche lamento per angherie da parte degli appaltatori o per l’aggiunta di nuove gabelle sull’azienda rurale. Da sé, coi suoi cosacchi, egli faceva giustizia, e aveva prescritto a se stesso la regola che in tre casi conviene appigliarsi sempre alla sciabola, vale a dire: quando i commissari non rispettavano il capoccia e stavano dinanzi a lui col cappello in testa; quando qualcuno si beffava dell’ortodossia e non teneva in onore i costumi degli avi, e, in fine, quando i nemici erano infedeli e turchi, contro i quali in ogni caso egli considerava lecito brandire le armi per la gloria della Cristianità.

Ora, egli si confortava anticipatamente col pensiero di come si sarebbe presentato coi suoi due figli alla Sjec e avrebbe detto: «Guardate un po’ che giovanotti vi conduco!» e come li avrebbe presentati a tutti i suoi vecchi amici induriti nelle battaglie; come sarebbe stato ad osservare i loro primi successi nell’arte della guerra e nel trincare, che egli considerava del pari come uno dei principali meriti di un cavaliere. Da principio avrebbe voluto mandarli là soli; ma alla vista della loro freschezza ed esuberanza fisica, e della loro potente bellezza, s’infiammò il suo spirito guerresco, e già nel


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