Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/326

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GOGOL

con le staffe strappate, con sdrucite le tasche di cuoio per le pistole, e con una copertura che già un tempo era di colore scarlatto, con orlature d’oro e placche di rame.

«Che vecchia grulla!» pensava Ivan Ivanovic «sta’ a vedere che tirerà fuori anche Ivan Nikiforovic per esporlo all’aria.»

E per l’appunto: Ivan Ivanovic non si sbagliò interamente nella sua congettura. In capo a cinque minuti si videro dondolare i calzoni di tela di Ivan Nikiforovic che occuparono col loro volume quasi la metà del cortile. Dopo di che, la donna tirò fuori anche un cappello e un fucile.

«Oh questo che significa?» pensava Ivan Ivanovic. «Io non avevo mai veduto un fucile in casa di Ivan Nikiforovic. O che se ne fa? Sparare, egli non spara, e pure ha un fucile! Perché lo tiene? E che cosina magnifica! È tanto tempo che io avrei voluto averne uno cosí. Io ho una gran voglia di possedere quel fuciletto; mi piace di trastullarmi col fuciletto.»

— Ehi, quella donna, quella donna! — gridò Ivan Ivanovic accennando con un dito.

La vecchia si accostò alla siepe.

— Che affare è cotesto che avete, nonnina?

— Lo vedete da voi: un fucile!

— Che sorta di fucile?


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