Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/347

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

l’odioso vicino costruí proprio di faccia a lui, dove era un passaggio per le lepri attraverso la siepe, una stalla per le oche, quasi col preciso proposito di ripetere l’offesa. Quella stalla, ripugnante per Ivan Ivanovic, fu costruita con diabolica rapidità, in un giorno.

Questo fatto suscitò in Ivan Ivanovic malanimo e desiderio di vendetta. Vero è che egli non diede alcun segno di dispiacere, con tutto che quella stalletta occupasse perfino un pezzo del suo terreno; ma il cuore gli batteva tanto forte, ch’egli durava una grande fatica a conservare la sua calma esteriore.

Cosí passò la giornata. Venne la notte... Oh, se io fossi pittore, rappresenterei mirabilmente tutto l’incanto della notte! Rappresenterei come dorme tutta Mirgorod; come immobili guardano su di esse le stelle senza numero; come quella chiara tranquillità risuona dei latrati lontani e vicini dei cani; come accanto a questi si muove un sagrestano innamorato e passa le siepi con cavalleresco ardimento; come le bianche pareti delle case, avvolte dalla luce lunare, si fanno ancora piú bianche, e gli alberi che le ombreggiano vieppiú scuri, e vieppiú nera l’ombra degli alberi, piú odorosi i fiori e l’erba silenziosa; e i grilli, gl’irrequieti eroi della notte, da tutti gli angoli intonano all’unisono i loro


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