Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/37

Da Wikisource.

TARAS BUL'BA

piccoli selvaggi, allevati in piena libertà, e lí generalmente i ragazzi venivano un po’ levigati, e ricevevano qualcosa di comune, che li rendeva simili l’uno all’altro. Il maggiore, Ostap, cominciò la sua carriera con lo scappare di collegio fin dal primo anno. Ve lo ricondussero, lo bastonarono orrendamente e lo piantarono a sedere con un libro davanti. Per quattro volte seppellí sotto terra il suo sillabario, e per quattro volte, dopo averlo percosso crudelmente, gliene comprarono uno nuovo. Ma senza dubbio egli avrebbe ripetuto la stessa storia anche per il quinto, se il padre non gli avesse fatto la solenne promessa di tenerlo per venti anni interi tra i servi del convento, e non avesse prima giurato di non lasciargli vedere Saporog mai e poi mai finché non avesse imparato nel collegio tutte le scienze. Curioso che questo discorso lo facesse quello stesso Taras Bul’ ba che inveiva contro ogni sorta di dottrina e, come abbiamo già veduto, sconsigliava i figli dal dedicarsi allo studio. Da quel tempo Ostap cominciò con una diligenza non comune a sedere col suo noioso libro davanti, e presto si mise alla pari coi piú bravi.

L’istruzione di quei tempi era d’un genere paurosamente discordante dalla pratica della vita. Quelle sottigliezze scolastiche, grammaticali,


35