Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/398

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GOGOL

dere il regno dei cieli! Ancora non mi credete?

Ivan Nikiforovic a siffatte proteste si acchetò interamente e ordinò al suo cameriere i calzoni e la giubba di nanchino.

Suppongo che il descrivere come Ivan Nikiforovic infilò i calzoni, come gli avvolsero al collo una cravatta e da ultimo gli fecero indossare la giubba, la quale si strappò sotto la manica sinistra, sia cosa del tutto superflua. Basti dire, che per tutto quel tempo egli conservò una calma straordinaria, e non rispose neppure una parola ad Antonio Prokofjevic che gli proponeva di cambiare qualche oggetto col suo kiset turco.

Nel frattempo la brigata aspettava con impazienza il momento decisivo in cui sarebbe apparso Ivan Nikiforovic, e sarebbe stato finalmente sodisfatto il desiderio comune di vedere quelle due brave persone rappacificarsi tra loro. Molti erano quasi convinti che Ivan Nikiforovic non sarebbe venuto. Il prefetto arrivò perfino a fare una scommessa collo strambo Ivan Ivanovic, che non sarebbe venuto; ma poi fu d’altro avviso, per questa sola ragione, che lo strambo esigeva ch’egli scommettesse la sua gamba ferita, mentre lui scommetteva l’occhio guercio; cosa di cui il prefetto fu molto offeso, e la brigata rideva sotto i baffi. Ancora nessuno si se-


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