Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/53

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TARAS BUL'BA

piuttosto audace: il saporogino s’era disteso come un leone sulla via; il suo ciuffo superbamente calato giú, occupava una mezza arscina1 di terreno; i calzoni di prezioso panno rosso erano imbrattati di catrame di betulla, a prova del pieno disprezzo in cui erano tenuti dal loro padrone. Dopo essersi cosî compiaciuto, Bul’ ba si spinse avanti, cacciandosi in una strada stretta, tutta ingombra di artigiani che lí avevano impiantato il loro mestiere, e di genti di ogni razza che abitavano quel borgo della Sjec; un borgo che somigliava a una fiera, e che vestiva e nutriva la Sjec, giacché questa non sapeva fare altro che andare a zonzo e tirare di fucile.

Da ultimo, oltrepassato il borgo, videro sparse qua e là alcune kurjenje2 coperte di zolle o, all’uso dei tartari, con una copertura di feltro. Alcune erano munite di cannoni. Da nessuna parte si vedevano dei recinti o di quelle casette basse con le tettoie sporgenti appoggiate ad umili colonne di legno, come erano quelle del sobborgo. Un piccolo terrapieno e una trincea d’alberi abbattuti, non guardati evidente-


  1. Arscina: misura di lunghezza di m. 0,712.
  2. Kurjenja è un reparto dell’accampamento dei Saporogini.

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