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capitolo xxi 203

siccome i versi della Sposa Persiana avean fatto impazzar tutti, il pubblico perciò chiedeva dei versi. Bisognò contentarlo, onde il carnevale seguente misi in scena il Filosofo inglese. La scena rappresentava un capo-via della città di Londra con due botteghe una delle quali è un caffè, l’altra un magazzino di libri.

In quel tempo si spacciava in Italia con molta voga lo Spettatore inglese, foglio periodico, che si vede ora per le mani di tutti. Le donne veneziane non erano allora troppo amanti di leggere; ma preso molto gusto alla lettura di tal opera, cominciarono a divenir filosofesse. In quanto a me, ero incantato vedendo l’istruzione e la critica introdursi nel gabinetto di abbigliamento delle mie care compatriotte, onde composi la commedia di cui son per dare adesso l’estratto. Il garzone del caffè con quello del negozio di libri aprono la scena, parlando dei fogli periodici che compariscono giornalmente a Londra, e facendo nel tempo stesso cadere il discorso sopra quei soggetti originali che continuamente capitano alle loro botteghe: danno in questa maniera al pubblico un’idea del disegno della commedia e del carattere dei personaggi. Giacomo Mondoille è un filosofo che già gode la più alta stima. La signora de Brindes, donna che non manca di cognizioni, e vedova di un inglese milionario, conosce il merito del Mondoille, gli professa stima in pubblico e amore in segreto. Milord Wambert ama la signora de Brindes, e avrebbe volontà di sposarla; pertanto fa la confidenza della sua passione e delle sue mire a Giacomo Mondoille, il quale da uomo ingenuo gli fa rilevare che una donna dotta non è adattata ad un giovine che è tutto dedito al gran mondo e punto propenso per la letteratura; il lord gli crede, e renunzia del tutto alla sua idea: ma i maligni che ben si accorgono dell’inclinazione della vedova, e son di pensiero che il filosofo non sia per ricusar di mutare stato, dicono pubblicamente che questo è un matrimonio già stabilito. Milord Wambert presta orecchio ai discorsi del pubblico, e si reputa ingannato; onde va in traccia del Mondoille e lo minaccia. L’uomo intrepido risponde, ragiona, e fa arrossire il giovine lord; egli perciò restituisce all’uomo saggio tutta la stima, tutta la sua amicizia.

Vi sono poi in questa commedia due personaggi comici, uno dei quali si vanta di avere scoperto la causa del flusso e riflusso del mare, e l’altro di aver trovato la quadratura del circolo. I loro discorsi, la loro maniera di condursi, i loro raziocini, le loro critiche, ravvivarono a segno questa composizione, che essa pure riportò un successo fortunatissimo. Avrei voluto di buon grado appagare il pubblico, e levargli la voglia dei versi, ma anche la prosa aveva i suoi partigiani: onde, essendo d’uopo contentare i primi, senza disgustare i secondi, diedi ai dilettanti della vera commedia la Madre amorosa, commedia in prosa di tre atti. Donna Aurelia, vedova di un uomo di qualità, viveva con Lauretta sua figlia nella casa del defunto, insieme con donna Lucrezia sua cognata, e moglie di don Ermando. Lauretta si trovava nell’età nubile; e siccome il suo genitore era morto senza far testamento, lo zio e la zia si erano impadroniti e dei beni e della persona di lei, avendo volontà di collocarla con un finanziere ricchissimo che aveva però più vizi che virtù. La madre che nutriva per lei un tenero affetto, vi si opponeva con tutte le forze. Ma la figlia, stordita, e che per la voglia di esser maritata avrebbe sposato il primo che le fosse venuto incontro, era d’accordo con i suoi maggiori, mentre questi altro in sostanza non cercavano, se non di disfarsi di lei con poca