Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/173

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il vajuolo: l’avea già avuto una volta a Rimini, e in abbondanza; l’ebbi in Genova una seconda volta, ed in un’occasione nella quale non l’avrei certamente voluto. Grazie al Signore, non era di pessima qualità; fece l’ordinario suo corso, e sortito di letto quanto più presto potei, supplii colle macchie sul viso alla visite di convenienza. Era nel mese di Settembre; la stagion de’ Teatri in Venezia si approssimava; onde sollecitai la partenza, e la mia cara Compagna, bagnata di lacrime per lo distacco da’ suoi parenti, non tardò a serenarsi in un viaggio piacevole, e per lei nuovo. Giunti a Venezia il dì 9 d’Ottobre, andammo a sbarcare a Santa Maria Mater Domini, in una casa sopra il Ponte, che porta lo stesso nome, e che mia Madre ci avea preparata, e dove colla Zia ci attendeva. Tenere fur le accoglienze, e fu esemplare e durevole la perfetta armonia, con cui vissero insieme queste ottime donne, potendo io confermare con verità, e per giustizia, quel che accennai alla fine del precedente ragionamento, che a Genova mi attendeva una buona fortuna.

Non vi è bene maggior sulla terra, non vi è più vera ricchezza, non vi è maggiore felicità oltre quella di un Matrimonio concorde, e di una famiglia in pace. Questo bene, questa felicità me l’ha portata in casa e me l’ha conservata la mia virtuosa Consorte. Ne ho fatto giustamente il soggetto nel Frontispizio figurato di questo Tomo. La stampa rappresenta il mio matrimonio, e le due figure al dissopra sono la Concordia e la Pace.

Poco mi conveniva l’abitazione ristretta, che mia Madre mi avea preparata; ma ella si giustificò, dicendomi averla presa per il momento, acciò potessi soddisfar me e la mia sposa, ritrovandone una migliore, locchè feci ben presto, prendendo ad affitto una delle case nuove del Degna, situate nella strada detta la Salizada a San Lio.

Aveano i Teatri di Commedia cominciate le loro recite, ed il mio mi attendeva con ansietà. Erano molti anni, che i Comici aveano fra le Commedie dell’Arte un cattivo soggetto, intitolato la Povertà di Rinaldo; nel quale quest’Eroe valoroso e perseguitato compariva nel Consiglio di Guerra con un mantello stracciato, in


faccia