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L'UOMO DI MONDO 191


Momolo. Perchè el matrimonio me fa paura, e la più bella zoggia dell’omo xe la libertà.

Dottore. Se tutti dicessero così, finirebbe il mondo.

Momolo. Per mi l’intendo cussì; lasso popolar el mondo da chi ghe n’ha voggia.

Dottore. Non vi accomoderebbe una buona dote?

Momolo. Cossa serve la dota al dì d’ancuo? Se se riceve cento, se spende dusento; le mode xe arrivae all’eccesso, e a vestir una donna ghe vol un capital spaventoso.

Dottore. Non è necessario di seguitare il costume degli altri; ogni uno fa come vuole, e quando aveste una moglie discreta...

Momolo. Trovarla una muggier discreta. E pò el galantomo bisogna che el la fazza comparir da par soo. Ma questo fursi nol xe el mazor incomodo, che daga la mugier al mario. El ponto prencipal consiste, che co se xe maridai, s’ha perso la so libertà. La muggier, per ordinario, vol saver tutto; bisogna renderghe conto dei passi che se fa, de le parole che se dise; bisogna torse la suggizion de compagnarle, o remetterse alla discrezion de chi le compagna; e po cento altre cosse, onde digo che se sta meggio cussì.

Dottore. Non occorr’altro; compatitemi, se vi ho incomodato.

Momolo. Gnente, sior Dottor; la m’ha fatto grazia. Ma za che son qua, me permettela che reverissa siora Leonora?

Dottore. Perchè no? Siete stato in casa mia tante volte, non vi ho mai impedito di farlo. Aspettate, che ora l’avviserò.

Momolo. La me farà grazia.

Dottore. Vi riverisco. (Il giovane non parla poi tanto male. Ho piacere che Eleonora senta da se medesima, e si disinganni. Ascolterà, io spero, qualche altra proposizione). (parte)

SCENA III.

Momolo, poi Eleonora.

Momolo. Ho capio el zergo. Sior Dottor me vorave puzar sta so putta, e per questo el me va persuadendo de maridarme. Certo