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IL SERVITORE DI DUE PADRONI 621


Florindo. No, no; quando voi avete questa premura, mi ritiro affatto e vi lascio in pienissima libertà.

Clarice. Non sarà mai vero che voglia io permettere che le mie premure sieno preferite alle vostre. E poi non ho, per dirvela, certo impegno. Proseguite pure nel vostro.

Florindo. Voi lo fate per complimento. Signor Pantalone, quel che ho detto sia per non detto. Per il mio servitore non vi parlo più, anzi non voglio che la sposi assolutamente.

Clarice. Se non la sposa il vostro, non l’ha da sposare nemmeno quell’altro. La cosa ha da essere per lo meno del pari.

Truffaldino. (Oh bella! Lori fa i complimenti, e mi resto senza muier). (da sè)

Smeraldina. (Sto a vedere che di due non ne avrò nessuno). (da sè)

Pantalone. Eh via, che i se giusta; sta povera putta gh’ha voggia de maridarse, démola o all’uno, o all’altro.

Florindo. Al mio no. Non voglio certo far torto alla signora Clarice.

Clarice. Nè io permetterò mai che sia fatto al signor Florindo.

Truffaldino. Siori, sta facenda l’aggiusterò mi. Sior Florindo, non hala domandà Smeraldina per el so servitor?

Florindo. Sì, non l’hai sentito tu stesso?

Truffaldino. E ela, siora Clarice, non hala destinà Smeraldina per el servitor de siora Beatrice?

Clarice. Dovevo parlarne sicuramente.

Truffaldino. Ben, co l’è cussì, Smeraldina, deme la man.

Pantalone. Mo per cossa voleu che a vu la ve daga la man? (a Truffaldino)

Truffaldino. Perchè mi, mi son servitor de sior Florindo e de siora Beatrice.

Florindo. Come?

Beatrice. Che dici?

Truffaldino. Un pochetto de flemma. Sior Florindo, chi v’ha pregado de domandar Smeraldina al sior Pantalon?

Florindo. Tu mi hai pregato.

Truffaldino. E ela, siora Clarice, de chi intendevela che l’avesse da esser Smeraldina?