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122 ATTO SECONDO

SCENA IV.

Il Dottore di casa, e detti.

Colombina. Signor padrone, ecco qui il signor Zanetto. Io mi affatico a persuaderlo a venir in casa, ed egli non vuole.

Dottore. Eh via, signor Zanetto, vada in casa, che mia figlia l’aspetta.

Tonino. (Bravo, bravo, bravo). (da sé)

Dottore. Questa sua renitenza è un torto manifesto, che lei fa a quella buona ragazza.

Tonino. (Megio, megio, megio). (da sé)

Dottore. Vuole che venga lei1 sopra della strada?

Tonino. Oibò, più tosto anderò in casa.

Dottore. Oh via dunque, da bravo.

Tonino. Me dala licenza?

Dottore. Padrone di giorno, di notte, a tutte le ore.

Tonino. Sempre. Porta averta.

Dottore. Per il signor Zanetto porta spalancata.

Tonino. Ma per mi2 solo?

Dottore. Per lei solo, sicuramente.

Tonino. E per altri no certo?

Colombina. Se no fosse per qualche amico di casa.

Tonino. Eh za, se gh’intende. Vago.

Dottore. Sì, vada pure.

Tonino. E posso andar, star e tornar...3

Dottore. Quando ella vuole.

Tonino. Cavarme zoso4 e despogiarme...5

Dottore. Sicuramente.

Tonino. Magnar un boccon.

Dottore. Padronissimo.

Tonino. Ho inteso tutto. Sioria vostra. (va per entrare in casa)

Dottore. Signor Zanetto, una parola in grazia.

  1. Bettin.: ella.
  2. Savioli e Zatta: Per mi.
  3. Bettin. ha punto interrogativo.
  4. Cavarme zoso, levarmi la giubba.
  5. Bettin.: Cavarme zoso, despogiarme?