Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/232

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quella camera, e stamattina, levato che sarà, concluderà senza altro questo matrimonio.

Beatrice. È assai che non si sia ancora alzato!

Colombina. È stanco dal viaggio; per altro egli s’alza sempre di buon mattino.

Beatrice. E Florindo sposerà Rosaura senza dir nulla a me, e senza averne il mio assenso?

Colombina. Oh, lo farà senz’altro.

Beatrice. Se gli potessi parlare, non lo farebbe. Se sapessi in che modo aprir quella camera, mi darebbe l’animo di sturbar ogni cosa.

Colombina. Il modo d’aprirla è facile: sapete pure che tutte le chiavi di queste camere sono simili; colla vostra si può aprire anche questa. Ma è ben vero che non mi par decente che due donne aprano la camera d’un uomo, che può essere ancora a letto, il ciel sa in qual positura.

Beatrice. Fa così, batti all’uscio; chiama Florindo, domanda s’egli è levato. Se dice di sì, digli che vi è chi gli vuol parlare, e apri; eccoti la mia chiave.

Colombina. Non mi dispiace; così farò, va alla camera di Florindo)

Beatrice. Fa presto, prima che il vecchio si levi.

Colombina. Signor Florindo. (batte)

SCENA II.

Florindo di dentro, e dette.

Florindo. Chi è? Chi mi chiama?

Colombina. Siete levato?

Florindo. Sono levato e vestito; ed aspetto d’uscir di prigione.

Colombina. Se non vi è di disturbo, vi è persona che vi vorrebbe parlare.

Florindo. Ma se non posso uscire.

Colombina. Ora vi apro. (apre l’uscio, e Florindo esce)