Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/94

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da uno scrittore che non fu mai nell’impegno di far una o due sole Commedie; da uno scrittore alla fine, che scrive per il Teatro, ch’è quanto a dire principalmente pel Popolo. Una cosa mi è certamente riuscita in questa Commedia, che non so a qual altro Comico Poeta sia mai riuscita. Per ben condurre al suo termine la mia azione, mi è convenuto far morire in iscena uno de’ due Gemelli, e la di lui morte, che difficilmente tollerata sarebbe in una Tragedia, non che in una Commedia, in questa mia non reca all’uditore tristezza alcuna; ma lo diverte per la sciocchezza ridicola, con cui va morendo il povero sventurato. Io non credo arrogante la mia franca asserzione; quando ricordomi delle risa, da cui si smascellavano gli spettatori universalmente sul momento delle sue agonie e de’ suoi ultimi respiri. Peraltro esser può che in leggendola, il ridicolo che vi è non risalti tanto, quanto fece animato dalla grazia del valoroso Comico. Ma la Commedia è Poesia da rappresentarsi, e non è difetto suo che ella esiga, per riuscir perfettamente, de’ bravi Comici che la rappresentino, animando le parole col buon garbo d’un’azione confacevole; checchè ne possan dir i severi Critici, egli è certo che tutti coloro i quali han veduto rappresentar la morte di Zanetto, han confessato esser ella uno de’ pezzi più ridicoli e nuovi della Commedia.