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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/586

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570 ATTO TERZO

Trastullo. Oh, sorella...

Fiammetta. Bella cosa veramente avete fatta, signor fratello! Sarete contento; i vostri padroni vi daranno la mancia.

Trastullo. Perchè? Che e’ è stato?

Fiammetta. Che c’è stato, eh? La casa Aretusi è in rovina per causa vostra. Voi avete introdotto di nottetempo il signor Florindo. Fu sorpreso dal signor Pancrazio, ed egli ebbe la temerità di dire che la signora Rosaura, di lui invaghita, l’aveva colà invitato ad illeciti amplessi. Fortuna che il signor Ottavio ancora non l’ha saputo; ma se arriva a saperlo, poveri noi!

Trastullo. Come! Il signor Florindo ha avuto l’ardire di fare un azione così cattiva? Questi non sono stati i nostri patti. L’ho introdotto in casa per bene, e non per male; per far meglio, e non per far peggio. Ho procurato che egli parli colla signora Rosaura per disingannarsi, se ella non gli corrisponde; acciò, riconoscendo dalla medesima la sua disgrazia, lasciasse di aspirare alla morte o alla rovina del signor Pancrazio. Alla famiglia Aretusi io1 voglio bene; sono stato allevato da bambino dal signor Pancrazio, e me ne andai di casa sua per un capriccio di niente, e non ostante mi ha sempre fatto del bene: adesso conosco l’errore che ho fatto, benchè senza malizia; me ne pento con tutto il cuore, e spero che il cielo mi darà il contento di rimediare agli errori della mia ignoranza collo studio della mia sagacità. (parte)

SCENA II.

Fiammetta, poi Arlecchino che esce di casa.

Fiammetta. Volesse il cielo ch’ei dicesse la verità. Bel servizio far vorrebbe a me ancora questo gentilissimo mio fratello! Vorrebbe darmi un grazioso marito! Sciocco, ignorante, buono da nulla...

Arlecchino. Fiammetta, dov’è el sior Ottavio?

Fiammetta. Che cosa vuoi dal signor Ottavio?

  1. Zatta: le.