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IL TEATRO COMICO 51

Questa dolorosa separazione? Ah no. A costo di perder tutto, a costo di perigli e di morte, voglio andare in traccia dell’idol mio, voglio superare l’avverso... l’avverso fato... E voglio far conoscere al mondo... Maledetto suggeritore, che non si sente; non voglio dir altro. (parte)

SCENA VII.

Il Suggeritore col libro in mano, poi Vittoria.

Suggeritore. Animo, Colombina. Tocca a Colombina, e poi ad Arlecchino. Non la finiscono mai. Maladetto questo mestiere! Bisogna star qui tre o quattr’ore a sfiatarsi, e poi i signori comici sempre gridano, e non si contentano mai. Sono vent’ore sonate; e sa il cielo se il signor capo di compagnia mi darà nemmeno da pranzo. Colombina. (chiama forte)

Vittoria. Son qui, son qui.

Suggeritore. Animo, ch’è tardi. (entra, e va a suggerire)

Colombina. Povera signora Rosaura, povera la mia padrona! Che cosa mai ha, che piange e si dispera? Eh, so ben io cosa vi vorrebbe pel suo male! Un pezzo di giovinotto ben fatto, che le facesse passare la malinconia. Ma il punto sta che anch’io ho bisogno dello stesso medicamento. Arlecchino e Brighella sono ugualmente accesi delle mie strepitose bellezze, ma non saprei a qual di loro dar dovessi la preferenza. Brighella è troppo furbo, Arlecchino troppo sciocco. L’accorto vorrà fare a modo suo, l’ignorante non saprà fare a modo mio; col furbo starò male di giorno, e collo sciocco starò male di notte. Se vi fosse qualcheduno a cui potessi chiedere consiglio, glielo chiederei volentieri.

SCENA VIII.

Brighella e Arlecchino che ascoltano, e detta.

Colombina. Basta, onderò girando per la città, e a quante donne incontrerò, voglio domandare se sia meglio prendere un marito accorto o un marito ignorante.