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LA DAMA PRUDENTE 61


Eularia. Per me sto benissimo. Ho seduto sinora, e non m’incomoda lo stare in piedi. (Così più presto se n’anderà). (da sè)

Marchese. Che dite, signora donna Eularia, di quella dama che viene dall’abitazion di un castello? Le parrà di essere in un mondo nuovo.

Eularia. Una donna di spirito si adatta a tutto.

Marchese. Pare a voi che ella sia spiritosa?

Eularia. Quattro, e quattr’otto, e quattro dodici. (mostrando fare un conteggio da se)

Marchese. Signora, fate voi dei conti?

Eularia. Perdonatemi, sono distratta per una certa fornitura1 che sto facendo. (Dovrebbe andarsene). (da sè)

Marchese. In materia de’ conti, e di buon gusto nelle forniture, non la cedo a nessuno. Favorite comunicarmi la vostra idea.

Eularia. La cosa è fatta, e ho di là il sarto che aspetta, per provarmi un manto.

Marchese. Fatelo passare; non vi prendete soggezione di me.

Eularia. Oh scusatemi, so il mio dovere.

Marchese. Eh, mi maraviglio. Complimenti inutili. Ora chiamerò io il sarto, e lo farò passare.

Eularia. No, no, trattenetevi. Io non costumo spogliarmi e vestirmi in faccia dei cavalieri.

Marchese. Questa è una cosa che si fa quasi comunemente, e forse non passa giorno, ch’io non abbia l’onore di allacciar qualche busto.

Eularia. Buon prò vi faccia. In casa mia non ne allaccerete sicuramente.

Marchese. Voi siete una dama assai delicata; ma per amor del cielo, non fate più aspettare quel povero sarto.2

Eularia. Non potrei aver la finezza di provarmi il manto senza soggezione?

Marchese. Vi pare ch’io sia in grado di darvi soggezione?

  1. Pap. aggiunge: d’abito.
  2. Segue nell’ed. Pap.: «Eul. È un’ora che aspetta. March. Eh, fatelo passare, e vi servirò io nella vostra camera. Eul. Non potrei ecc.