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compagne, a che attribuire l’immenso favore di cui godette lungo tempo in Germania e la copia di traduzioni in altre lingue? Certo vi influì un poco la fortuna del Padre di famiglia del Diderot noto colà prima dei Mercanti, mentre nel porre in scena le condizioni il Nostro era precorso ali’encicopedista (Masi, Scelta di comm. di C. G. Firenze, 1897, v. I, p. 18). Di un rifacimento del Heubel «censore del dramma tedesco» a Vienna, resta solo il titolo «Pantalone prodigo» (Die Theater Wiens. Das K. K. Hofburgtheater, vol. II, parte I, p. 87), adatto forse più alla Bancarotta, ma la nostra fonte dice espressamente «tolto dai Due Pantaleoni (sic) del Goldoni». Gran numero di ristampe (Lipsia 1778, Vienna 1778, Königsberg e Lipsia 1783, Lipsia 1786, Magonza 1790, Augusta 1791 ) e di recite ebbe la riduzione di Job. Christ. Bock (n. a Dresda nel 1724, m. colà nel 1785), poeta della Comp. Ackermann, col verboso doppio titolo «Gli Olandesi o che non può una savia donnina?» E si veda un po’ che razza di coda si leggeva dopo questo non breve titolo in un avviso teatrale di Ratisbona l’anno di grazia 1779! Il curioso e allegro commento si riproduce intero e per la rarità sua e perchè contiene una critica assai assennata della commedia:

«Che non può una savia donnina! molto! moltissimo. Quante volte non ha ella ricondotto sul sentiero della virtù fuggiaschi, beoni, giocatori? Ma non v’ha esempio che una tale donnina abbia preso per marito a tutto suo rischio un notissimo scapestrato; almeno non v’ha esempio di donne savie. E ne avessimo avuti, non sarebbero parsi imprese di femmine matte, ninfomani? Quanto sia fondata tal critica deciderà la recita d’oggi, alla quale invitiamo cortesemente tutte le donne savie, nonchè i cari scapestrati; sia perchè a quanti si trovano ancora allo statu quo si rendano palesi i mezzi e le vie di difendersi, sia per mostrare come tale scelta, se anche non la più comune, possa pur essere la più avventurata». (Dennerlein, Gesch. d. Würzburger Theaters, Würzburg, 1853, p. 431). Il Bock che altro ancora del Goldoni adattò alle scene tedesche (La donna di garbo, Un curioso accidente, Il burbero benefico), si studiava di dar veste nazionale a questi suoi rifacimenti, di che ebbe lode (Die Theater cit., 111, p. 47; Schaz, Appendice alle Mem. da lui tradotte [Lipsia, 1789], vol. III, pag. 382) e biasimo (Schink Dramaturgische Fragmente, 1781, vol. II, pp. 446, 447). La nuova forma pare celasse tanto bene l’esotica merce che la paternità di questi Mercanti, p. e. in manifesti (tra altri uno d’Augusta dell’11 nov. 1798), è data senz’altro al riduttore: disonestà o ignoranza stigmatizzata una volta dal poeta e drammaturgo Giuseppe Schreyvogel (Weilen, Recensione ai Tagebücher di G. S., Euphorion, 1904 vol. XI, pag. 616). La commedia piaceva e visse ben quarant’anni su quei teatri, tra le goldoniane una delle più fortunate. Vi si distinsero tra gli altri nella parte di Van der Hoeft [Rainmur] lo Schròder (v. Nota al Serv. di due padr.; F. L. W. Meyer, F. L. Schröder. Hamburg 1823, vol. I, pp. 307, 347) e Stephanie il giovine (Die Theater cit., vol. II, parte II, pag. 33). A rimaneggiare gli Olandesi del Bock per il teatro di Weimar pensò un momento lo Schiller (E. Mùller, Eine neue Dramenliste Schillers. Münchener Allg. Zeit. Beilage, 9 maggio 1900). D’un altro rifacimento, sott’altro titolo, (Handlung und Tausch) e poco fortunato alla prova della ribalta, è un vago ricordo nelle lettere dello Schröder (Litzmann, S. und Gotter ecc., Hamburg