Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/438

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movendo. Che però (su tal proposito ragionando) chi mai alla Repubblica Veneziana ha procurato maggior onore di quello che dall’E. V. le vien recato? In Vienna, in Dresda, in Londra, ed in Roma fu Ella oggetto d’ammirazione, fu l’idolo delle genti, possedette il cuore delle Regine, la parzialità dei Monarchi, e non v’ha dubbio che dei grandi onori che a Lei si fecero, anche la Patria sua gloria e giubbilo non ne riportasse; poichè quantunque l’antichissimo albero della sua Casa abbia nel terreno della Germania piantate ancor le radici, sangue de’ Padri eccelsi della Repubblica è quello che nelle vene le scorre, e quanto cari a Cesare sono i congiunti suoi, altrettanto l’Augusto Senato della di lei Famiglia si pregia e vanta, e de’ sublimi onori l’ha in ogni tempo fregiata.

Ella ha colmato di felicità il più degno Cavaliere del mondo, dandogli il di Lei cuore e la di Lei mano, nè più gioconda novella recar poteasi alla Patria loro comune, oltre quella del loro felicissimo maritaggio. L’Eccellentissimo signor Cavaliere PIERO ANDREA CAPPELLO meritava ben Egli una sposa del di Lei merito e delle di Lei virtù fornita, ed anche in questo ha Ella dell’amore della Patria sua manifestato il peso, concedendo il tesoro della grazia sua ad uno de’ Patrizj più illustri della Repubblica, e ridonando al seno di una sì eccelsa madre la sua diletta figliuola.

Mentre che, contenta Roma per la seconda volta, l’E. V. ammira e venera, Venezia ansiosa l’aspetta; e mentre colà nell’Ambasciata gloriosa del savissimo di Lei sposo, l’onorano le Persone illustri, e la benedicono le volgari, e gli Arcadi col nome di Palmira fra le virtuose pastorelle l’acclamano, l’Adria, gelosissima dell’onor suo, feste, dignità ed onori le va con sollecitudine preparando, e tutti i gradi sublimi l’aspettano, sino all’ultimo, che d’aureo manto il Consorte suo felicissimo brama di ricoprire1.

  1. Si sa invece che di ritorno da Roma, nel maggio del 1757. gli fu prescritto dal Senato di trattenersi con la famiglia in villa, nel Bassanese: e solo nel luglio ’58 fu riammesso in patria: Gradenigo, Notatorj, vol. IV (Museo Civico Correr).