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68 ATTO QUARTO
Foresta. Ho compassion di voi.1

Pirlone.   Presto, ch’io tremo e peno.
Foresta. In quella stanza entrate.
Pirlone.   Qui starò meglio almeno.
(entra in una camera)

SCENA IV.

Foresta, poi la Bejart e Isabella.

Foresta. Forz’è che la coscienza davvero lo rimorda;

Di tutto si spaventa chi ha la camicia lorda.
Ecco le due rivali. (chiude l’uscio dov’è Pirlone)
Bejart.   Credi tu, sudiciola, (a Isabella)
Ch’io non intenda appieno ogni atto, ogni parola?
T’osservo quando parli, osservo dove guardi.
Quando passa Moliere, gli dai languidi sguardi:
Volgi le meste luci amorosette in giro, (con ironia)
Mandando dal bel labbro talor qualche sospiro;
Seder procuri in faccia al dolce tuo tiranno,
E fai mille versacci, che recere mi fanno.
Sì, sì, seguita pure2, io troncherò la berta;
Affè, non mi corbelli, starò cogli occhi all’erta.
Isabella. Dir posso una parola?
Bejart.   Via, che vuoi dirmi, ardita?
Isabella. Chiudetemi in ritiro a terminar mia vita.
Bejart. Chiuderti in un ritiro? Eh, son parole vane.
Andar dei sulla scena a guadagnarti il pane.
Ma se di matrimonio t’accende il desiderio.
Per te miglior partito, di’, non saria Valerio?
Vuoi tu ch’io gliene parli?
Isabella.   Per ora sospendete.
Chi sposa non è stata, d’esserlo non ha sete.

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  1. (I) Segue nelle edd Bell., Pap. ecc.: «...celatevi, il concedo; - Ma poi le trenta lire? Pirl. Le avrete. (Non lo credo). - For. Vengono le padrone. Pirl. Oh cieli! Oh me tapino! - For. Chiudetevi là dentro. Pirl. Andrò nello stanzino, entra nella camera di prima».
  2. Bett. e Pap.: Vai, Vai, studiati pure.