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Ma i due personaggi creati con mirabile spinto di comicità e le scene in cui han parte non poterono assicurare alla commedia larga e duratura vitalità. Raccogliamo le poche testimonianze che ci soccorrono, avvertendo anche una volta quanto l’estrema scarsità di cronistorie de’ nostri teatri renda deficiente e malsicura una delle parti più utili e più significative di queste Note. La F. o. si recitò a Modena negli anni 1757, 1759, 1773 (Modena a C. G., 1907, pp. 237, 240). L’eseguirono del 1767 a Reggio i filodrammatici (ibid., p. 347). La prediligeva il noto improvvisatore fiorentino e comico, Jacopo Corsini (Rasi, I comici italiani, vol. I, p. 702), che tra il 1775 e il ’78 l’ebbe spesso nel suo repertorio, ridotta in lingua. Brighella vi è ribattezzato in Trastullo Cavicchioli e Pantalone [la parte del Corsini stesso] in Pancrazio Arenisi. Delle sette ottave da esso dedicate a questa F. o., — eran versi che il Corsini usava improvvisare e cantare a commedia finita [cfr. la nostra nota al Serv. d. due padroni nel I vol.] — diamo come modesto saggio la seguente, detta la sera del 20 maggio 1778. Vi è caratteristica la tendenza del poeta estemporaneo a sottolineare qualche particolare men pulito della commedia: «Trastullo Cavicchiol si è già scordato | Ch’ei lo sguattero fè di mia cucina, | E in superbia grandissima è montato, | Perchè egli ha la Figliuola Ballerina; | Quindi l’Argenteria tutta ha mostrato, | Ma non fece veder questa mattina, | Per rispetto di quel che ci va drento | Il Canter d’oro, e l’Orinal d’arzento». Nel 1815 recitò la F. o. al S. Benedetto di Venezia la Compagnia Blanes (v. Giorn. Dipartim. dell’Adriatico); nel maggio del ’20 la Comp. Maldotti al S. Giov. Grisostomo (v. Giorn. dei Tea. comici in Bibl. Teatr. n. 5). Se non c’è equivoco con altro lavoro di titolo affine, la F. o. si sarebbe data anche all’Accad. de’ Filodr. di Milano (Acc. d. F. d. M. Cenni storici del socio G. Martinazzi 1879, p. 127), modificato il sesso dell’obbidiente e quindi il titolo (Il figlio obbediente — C. Goldoni, commedia, 6 marzo 1818). Di versioni in altre lingue ci è nota solo la tedesca del sempre solerte Saal che traduceva a occhi chiusi (vol. VIII).

Vita non lunga, cammino ben modesto in paragone a tante sue sorelle. Legarono le ali al corso difetti non lievi. Primo: la cieca ubbidienza di Rosaura, tra le virtù la più passiva e con questo la meno drammatica. L’ostinata fedeltà di Pantalone a una premessa che non doveva fare sembra al Sismondi contrapposto voluto a «la dissimulazione e la mancanza di fede... principali difetti onde si diè carico più sovente agli Italiani». (Della letter. ital. dal sec. XIV fino al princ. del sec. XIX. Mil. Silvestri, 1820, vol. II, p. 130, 131). Salvo la dissimulazione e il resto, l’appunto mosso al Goldoni d’aver esagerato nel nobile intento di insegnare è meritato. Di passata il Sismondi giudica la commedia «non priva d’affetti e di brio». Pantalone solo nella deliziosa scena della lettera (a. I, sc. VII; cfr. A. Graf. Per il G. psicologo. Per il 2o cent, della nascita di C. G. Il Tea. A. Manzoni 1907, pp. 35, 36), tra le più belle del teatro goldoniano, tradisce l’arguta bonarietà del tipo. Nuovo, originale voleva essere il personaggio del co. Ottavio, uno tra gli «squilibrati del teatro goldoniano», «matto addirittura da legare» (Albertazzi, Patologia goldoniana. Flegrea, 1899, 20 maggio, p. 131), ma poco vi s’indugiò intorno l’arte del poeta ad attenuarne l’eccessivo realismo (J. Wismayr, Ephemeriden der ital. Litteratur, ecc. Salzburg, 1801, p. 59). Al Voltaire, pel