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IL GELOSO AVARO 35

Luigi. Se li avete, buon pro vi faccia. Così il marito di donna Eufemia fosse docile come il vostro.

Aspasia. Ora capisco. Voi sospirate per donna Eufemia.

Luigi. Sì, cara sorella, io deliro per lei.

Aspasia. Povero don Luigi, voi non farete niente.

Luigi. Non farò niente? Anche voi mi dite che non farò niente? Giuro al cielo! non farò niente?

Aspasia. Ma non andate in bestia.

Luigi. Possa seccar la lingua a chi dice ch’io non farò niente.

Aspasia. Se volete parlar voi solo, me n’anderò.

Luigi. Venite qui, non mi abbandonate per carità.

Aspasia. Cosa pretendete da donna Eufemia?

Luigi. Niente altro che la sua amicizia.

Aspasia. Niente altro?

Luigi. Niente altro.

Aspasia. Ma vorrete andar in casa.

Luigi. Qualche volta.

Aspasia. Servirla alle conversazioni.

Luigi. Sì, come si accostuma.

Aspasia. Insomma essere il di lei servente.

Luigi. Questo, e non altro.

Aspasia. Voi non farete niente.

Luigi. Il diavolo che vi porti.

Aspasia. Io lo dico, perchè so....

Luigi. Se mi dite più di quelle maledette parole non farete niente, giuro a Bacco, mi scorderò che mi siate sorella.

Aspasia. (Povero mio fratello, è innamorato come una bestia). (da sè) Ma conoscete il di lei marito?

Luigi. Lo conosco: è geloso; e per questo? Sarebbe il primo geloso, che soffrisse veder la moglie servita?

Aspasia. Egli non è portato per le conversazioni.

Luigi. È ben portato per l’interesse.

Aspasia. Dunque lo vorreste vincere con i contanti.

Luigi. Non dico con i contanti, ma con i regali. Se mi metto a regalare un avaro, direte voi ch’io non farò niente?