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486 ATTO TERZO

Flamminia. A mio fratello voi non dovete badare.

Clarice. Che cosa vi ha detto il fratello della signora Flamminia?

Pantalone. No gh’ho suggizion a dirlo. El m’ha dito cussì...

Flamminia. Signore, mi maraviglio di voi, che vogliate dire in pubblico ciò che mio fratello vi avrà detto in segreto.

Pantalone. No la xe cossa che no se possa dir...

Flamminia. Tant’è, voi non l’avete da dire.

Clarice. (Vi è qualche mistero assolutamente). (da sè)

Pantalone. Sala ela cossa che el me pol aver dito? (a Flamminia)

Flamminia. Me l’immagino.

Pantalone. Cossa ghe par su quel proposito che la s’immagina.

Flamminia. Che cosa pare a voi?

Pantalone. Vorla che diga come l’intendo?

Flamminia. Sì, ditelo pure.

Pantalone. Intendo, vedo e capisso che i se tol spasso de mi.

Flamminia. Non è vero, signore....

Pantalone. Cossa disela de sto tempo, patrona? (a Clarice)

Clarice. Il tempo è bello, ma la mia fortuna è assai trista.

Pantalone. Cossa gh’ala che la desturba?

Clarice. Ah signor Pantalone. (sospira) Niente. (si volta e ride)

Flamminia. (Ehi, vi burla). (a Pantalone)

Pantalone. (Eh, me ne son intaggià). (a Flamminia)

Flamminia. (Se conosceste meglio il mio cuore...) (a Pantalone)

Pantalone. La diga mo.

Flamminia. Pazienza. Non posso dirvi di più. (si volta)

Clarice. (Le credete?) (a Pantalone)

Pantalone. (Gnente affatto). (a Clarice)

Flamminia. (Clarice mi disturba infinitamente). (da sè)

Pantalone. Comandele che le serva de una fettina de pero?

Clarice. Ha tutte le sue galanterie il signor Pantalone.

Pantalone. Cosse da vecchio, védela. Cosse da poveromo. Roba tenera, e che costa poco. (tira fuori un coltello per mondare la pera)

Clarice. Capperi! Quel pezzo di coltello portate in tasca?

Pantalone. Arma spontada, che no serve più. (mondando la pera)

Flamminia. Siete fatto apposta per favorire le donne.