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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/194

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186 ATTO TERZO'


della verità, prima di prestar fede alle parole loro. A buon conto non trascurerò di acquistar questa gente, e circa gli abiti, a chi spetterà il pagamento, non lo defrauderò certamente.

SCENA IX.

(Dalla parte dell’osteria, donde prima era uscito Brighella, viene il caporale col seguito de’ soldati d’Orazio, in ordine militare, col loro tamburo, e detti. Avanzati fino a un certo segno, il caporale dicendo Alto, li fa fermare.)

Tenente. Bella gente! Uniamoli colla nostra. (al caporale)

Caporale. Faccia ella il comando. Pare che l’intendano bene.

Tenente. Colui che è arrestato non li ha male istruiti. Attenti.
(Qui il Tenente comanda in maniera che i soldati avventizi s’uniscono a’ suoi; indi a tutti uniti fa vari comandi ed ordina vari movimenti militari a piacere de’ recitanti o direttori di essi, secondo che saranno da gente pratica bene istruiti; dopo di che, posta la gente in ordine di marciare, col tamburo battente, il Tenente alla testa, marciano tutti dentro alla scena.)

SCENA X.

Camera in casa di Pantalone.

Pantalone ed Ottavio.

Ottavio. Caro signor padre, permettetemi che con tutta umiltà e rispetto vi dica, che l’interesse dee prevalere fino ad un certo segno, ma la fede... ah signore, la fede è il miglior capitale delle persone onorate.

Pantalone. Per che motivo, sior dottor della favetta, me feu sta lizion?

Ottavio. Torno a chiedervi umilmente scusa; Fabio Cetronelli ebbe da voi la parola...

Pantalone. Fabio Cetronelli xe un strambazzo: l’è vegnù a casa nostra a farne delle bulae: lo savè pur.

Ottavio. Chi gli ha dato motivo di mettersi a tal cimento?