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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/56

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50 ATTO SECONDO
Targa.   Stassera è bello e terminato.

Madama. Povera me!
Targa.   Signora, dovrebbe in lei rivivere
La gioia, l’allegria.
Madama.   Povera me! Da scrivere.
Targa. Ma le dame?
Madama.   Le dame... non so che far.
Targa.   Signora.
Madama. Dopo che hanno aspettato... vengano in lor malora1.
(Targa parte)

SCENA IX.

Madama Doralice sola.

Affè, l’ho fatta bella. L’abito è ormai finito;

Ed io il povero Conte l’ho messo a mal partito.
Ma in ogni guisa ei merta l’ira e lo sdegno mio;
La festa si faceva, senza che vi foss’io.
Ma non potea, per dirla, sottrarsi dall’impegno.
Troppo presto m’accendo. Maledetto il mio sdegno!
Se il suocero impedisce che facciasi il festino?
Bene, sarà cogli altri comune il mio destino.
Ma se la festa segue, grazie alla sorte amica,
Ch’io sia delle scartate non voglio che si dica.
Che dirà don Maurizio, se vedemi al convito?
Dirò che mi ha costretta andarvi mio marito.
Il Conte che dirà, se il suocero gli parla?
Col Conte in due parole m’impegno d’aggiustarla.
Gli scriverò un viglietto, l’avviserò di tutto;
Dirò che d’altra parte il suocero fu instrutto.
Dea quel che sa dire, son pronta all’occasione,
E a forza di gridare io voglio aver ragione.

  1. Così tutte le edizioni. Ma nell'ed. Pitteri è rimasta per isbaglio una virgola dopo Signora, e probabilmente nel testo si leggeva: «Targa. Signora, - Dopo che hanno aspettato... Madama. Vengano in lor malora».