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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XI.djvu/70

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64 ATTO TERZO
I quattro sonatori trovar non si doveva;

E d’impegnar l’anello sospender si poteva.
Balestra. Lo so, ma nell’impegno sì caldo l’ho veduto,
Che esimermi di farlo davver non ho potuto.
Contessa. Basta, vediamo il Conte, sentiam che cosa dice.
Ricever io non voglio madama Doralice.
Balestra. Oh! signora padrona, veda il suo genitore.
Contessa. La vista di mio padre mi dà qualche timore.
Conosco il suo costume, egli mi sgriderà,
Veggendomi al caffè.
Balestra. Non vi conoscerà.
Contessa. Stiamo zitti.
Balestra.   Non parlo.
Contessa.   Certo vi son de’ guai.
Mio padre in questi luoghi non suol vedersi mai.

SCENA VI.

Don Maurizio, Risma e detti.

Maurizio. Vi è stato, ed è partito?

Risma.   Sì, signor.
Maurizio.   Tornerà?
Risma. È facil ch’egli torni.
Maurizio.   Dunque l’aspetto qua. (Risma parte)
Contessa. (Cerca di mio marito). (a Balestra)
Balestra.   (Qualcosa avrà saputo).
Contessa. (Qualche cosa io gli ho detto).
Balestra.   (Per questo è qui venuto).
Maurizio. Quell’abito è simile a quello di mia figlia.
Giocherei ch’ella fosse, cotanto l’assomiglia.
(osserva il vestito della Contessa)
Lucrezia non sarà, di ciò non è capace.
Una fanciulla onesta troppo sarebbe audace.
Contessa. (Molto attento mi guarda). (a Balestra)