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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/313

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I MALCONTENTI 307


Cricca. Sì signore, è qui di fuori in sala.

Geronimo. Fatelo venire. Ditegli che ho una cosa da comunicargli. Hanno tentato d’uscire dall’altra porta i due manigoldi?

Cricca. Non ho sentito niente alla porta. Lavorano ancora intorno all’armadio.

Geronimo. Bene dunque. Tenete queste chiavi. Aprite per di là, ed entrate a drittura. Essi resteranno sorpresi. Voi fingete di volerli assistere; e dando loro a credere di salvarli, aprite quest’altra porta, e conduceteli per di qua. Portatevi bene, e ci sarà per voi un paio di scarpe.

Cricca. Lasci fare a me, che quando voglio, so far le cose come vanno fatte. (parte)

SCENA XVI.

Il signor Geronimo, poi il signor Policastro.

Geronimo. Ora spero di condurre la cosa bene, senza strepiti.

Policastro. Siete voi che mi vuole?

Geronimo. Sono io, che disdicendomi del male che ho detto di vostro figlio, desidero ora che siate a parte di un frutto novello della di lui virtù.

Policastro. Lo toccherete con mano, che Grisologo è virtuoso.

Geronimo. Virtuosissimo anzi, non c’è dubbio. Eccolo che egli viene da quella stanza. Non ci facciamo vedere così presto. (si ritira un poco col signor Policastro)

SCENA XVll.

Il signor Grisologo, il signor Ridolfo e Cricca
dalla porta che s’apre: e detti.

Cricca. Vengano per di qua, che non saranno veduti.

Grisologo. Troppo tempo abbiamo perduto.

Ridolfo. E quel ch’è peggio, non si è fatto niente.

Geronimo. Dove, dove, signori miei?