Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/255

Da Wikisource.

L'APATISTA 247
"Entrar liberamente potete in queste mura,

"Un cavalier d’onore v’invita e vi assicura;
"E perchè la parola sia meglio assicurata,
"Entrate vittorioso, e colla gente armata.
"Vi supplica, v’invita, con riverenza e amore,
"Il cavaliere Ansaldo, amico e servitore.
Che vi par della lettera?
Paolino.   Amico, in verità
Non si può a chi v’insulta scriver con più viltà.
Cavaliere. È vero!
Contessa.   Io non intendo l’idea di tal mistero.
Parmi sia questo il modo di renderlo più altero.
Cavaliere. Che dice il signor Conte?
Conte.   Come? (sì sveglia)
Cavaliere.   Avete capito.
Conte. Ho capito benissimo.
Cavaliere.   Anderà ben?
Conte.   Pulito.
Paolino. Se ha dormito finora.
Cavaliere.   Il foglio l’approvate?
Conte. Il foglio? Sì signore, a leggerlo tornate.
Paolino. Basta così, non serve.
Conte.   Non serve! Chi son io?
Vuò sentir, vuò sapere, vuò dir il parer mio.
Favorisca di leggere la carta un’altra volta.
Cavaliere. Lo farò volentieri.
Conte.   Quando preme, si ascolta.
Cavaliere. "Signor, che pel valore che in voi cotanto vale,
"Fosso paragonarvi di guerra a un generale,
(il Conte si addormenta)
"A voi con questa carta vengo a raccomandarmi,..
Paolino. Non vedete ch’ei dorme?
Cavaliere.   È vano il faticarmi.
Lasciamolo dormire1. Signori, così è.

  1. Edd. Guibert-Orgeas, Zatta e altre: Lasciamolo riposare.