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420 ATTO QUARTO
Ottavio.   Non c’è risposta1.

Lelio. Ci dovete venire; siamo venuti a posta.
Giacometto. Mo via, cara muggier..
Tonina.   Chi ghe sarà a sta festa?
Ottavio. Gente di ordin vari, ma tutta gente onesta.
Betta. Ghe saremo anca nu. (con aria grave)
Catte.   Co nu la vegnirà.
Tonina. Oh, co ghe se vualtre, gh’è al fior de nobiltà.
(ironico)
Anzoletta. Se no semo lustrissime, semo done da ben.
Catte. No me n’importa un bezzo, se con nu no la vien.
Lelio. Via venite, signora.
Ottavio.   Non fate la ritrosa.
Lelio. Che volete di più? Vi sarà la mia sposa.
Tonina. Dasseno?
Lelio.   Senza dubbio.
Tonina.   Quando la xe così.
Co ghe xe la so sposa, posso esserghe anca mi.
Ottavio. Brava, così mi piace.
Giacometto.   Brava, muggier, andemo.
Vôi che se devertimo, e voggio che balemo.
Ottavio. Faccia ogni uno di voi quello che faccio io.
Date mano a qualcuna. (dando mano a Betta)
Tonina.   Mi voggio mio mario.
(vuol dar mano a Giacometto)
Ottavio. Che mario, che mario? Ecco, così si fa.
(lascia Betta)
Un bracciere di qua, un altro per di là.
(Ottavio e Lelio prendono in mezzo Tonina, e la servono di braccio.)
Lelio. Non sapete la moda? Io ve l’insegnerò.
Tonina. Con un poco de tempo anca mi me userò.
(parte con Lelio e Ottavio)

  1. Manca un settenario. L’ed. Zatta e altre così correggono: «Ton. No vôi, no sicuro. Ott. Orsù non c’è risposta».