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E la donna risponde:

               Ho quattro o cinque impegni:
               Ma vedrò di servirla, ove m’accordi
               Un onorario comodo, e decente.

E il dialogo continua con altri versucci bene impressi nella memoria del commediografo veneziano:

               Nibbio.In quell’Isole v’è copia.
               Di passeri canori:
               E s’ella vien colà
               Mi creda.
               Gran preda
               Ne farà.
               Dorina.Ell’ha troppa bontà.
               Nibbio.Ma vuol ch’io parta.
               Senza farmi sentire una cantata?
               Dorina.Son tanto raffreddata!
               Nibbio.Eh non importa:
               Per dir un aria sola
               Non bisogna gran fiato.
               Dorina.Il cembalo è scordato.
               Nibbio.Ella non vuol sonare
               Per non farmi goder la sua virtù.

Ma Nibbio è anche poeta, come Maccario (e come Lelio nel Teatro comico):

               Anzi questo è il mio forte.
               Ho una vena terribile
               Tanto che al mio paese
               Feci quindici Drammi in men d’un mese;

e canta certi versi così spropositati e gonfi, che Dorina finge d’esser chiamata da Lisetta per scappar via. Nella seconda parte, o intermezzo secondo, nulla più troviamo che ci richiami direttamente all’Impresario goldoniano, se non il patto imposto da Dorina di non cantare che «da prima donna»: ma conosciamo ormai donde il Goldoni ricavasse la prima idea della sua commedia.

Tuttavia il Goldoni non aveva bisogno di suggerimenti; gli bastava attingere, alla sua lunga esperienza di autore di melodrammi seri e buffi, come rammenta nella prefazione, e alla cronaca di tutti i giorni a Venezia e fuori, in cui i pettegolezzi e gli scandali dei virtuosi e delle virtuose occupavano grandissima parte. Diamo un’occhiatina alle riferte del confidente G. B. Medri (busta 616 Inquisitori di Stato, presso l’Archivio di Venezia): - 3 febbraio 1757, una maschera consegna varie satire «contro li Musici del Teatro di S. Benetto, dirette una al Guadagni, una al Giardini, una al Baratti, una alla Spagnoletta prima Donna»; 15 marzo, il conte Lorenzo Sirimani cerca gente per far bastonare il musico Gaetano Guadagni; 1 giugno, Pier Marcello ha stretto amicizia colla cantatrice Niccolini, favorita del Duca di Brunswick: «la sera per Piazza, nei Caffè, ed alli Teatri si vede in mascara vestita da uomo una tale Alberis cantatrice, venuta pochi mesi fa da Vienna». Passiamo avanti: 16 giugno 1758 «L’opera di Padova riuscirebbe buona se la prima Donna, cioè la Catterma Gabrielli detta la Coghetta cantasse le sue arie», ma essa e «fra-