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IL GENIO BUONO E IL GENIO CATTIVO 133


Cadì. Sei tu venuto solo?

Arlecchino. Sior no.

Cadì. Chi ti ha condotto?

Arlecchino. El diavolo.

Cadì. O parla e confessa la verità, o preparati di soffrire i tormenti.

Arlecchino. Dov’ei sti tormenti? Animo, destrighève. Feme morir, feme tormentar. Presto, vegnì avanti. Corda, palo, fogo, chiodi, spade, spontoni. Son qua, no me movo. Son desperà.

Cadì. (Costui è sciocco senz’altro. Lo farò morire, ma non merita di essere tormentato). (da sè)

SCENA X.

Corallina da una porta laterale sforzando le Guardie, e detti.

Corallina. Lasciatemi entrare, signor giudice, signor Cadì, scusate la mia temerità. Sono una povera moglie afflitta, che viene in traccia di suo marito. S’egli ha fallato, avrà fallato per ignoranza. Vengo a domandare grazia per lui, e s’egli non può sperarla, s’egli deve morire, voglio anch’io morire con lui.

Arlecchino. (SI confonde e s’intenerisce.)

Cadì. Chi siete voi? Chi è vostro marito? Qual ragione vi ha qui condotti?

Corallina. Noi siamo due poveri paesani, lusingati dall’ambizione, sedotti dal Genio maligno, e precipitati dalla mala condotta. Troppo lungo sarebbe il dirvi quali avventure abbiamo passate, e come qui ci troviamo.

SCENA XI.

Pantalone dalla medesima porta laterale, e detti.

Pantalone. Sior Cadì, ghe domando scusa, se me togo la libertà de intrar.

Cadì. Ad un uomo come voi, non è impedito l’ingresso.