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LA GRISELDA 187
Ereditar forte ragione al soglio,

Ma della madre serberà mai sempre
La nativa viltà. Tu sai qual sangue
Vantin questi primati, e sai ben anco
Che sembra duro il più soave giogo,
Se vil destra l’impone.
Gualtiero. Orsù, t’intendo.
Vogliono un Re crudel1? Sarò crudele.
Non basta lor che abbia la prima figlia
Sacrificata all’idolo superbo
Dell’ambizion? Si vuol che di mia mano
Sparga il sangue d’un figlio, squarci il seno
A una tenera moglie?
Ottone.   Ah no, signore,
Tanto non infierir. Tanto non chiede
La Tessaglia da te: bastagli2 solo
Di Griselda il repudio, onde si renda
Incapace del regno il di lei figlio.
Gualtiero. Tutto farò. Vedran sin dove giunga
Del mio cor la virtù, ma pensin prima
Non aversi a pentir di tal richiesta. (alterato
Ottone. Ma (perdona, signor) qual nuova furia
T’agita il sen? Non dimostrasti dianzi
Consentir al repudio? Hai pur tu stesso
Scelta la nuova sposa, e questi è ’l giorno
In cui t’attende Oronta, e pochi istanti
Tardar potrà. Così l’accogli?
Gualtiero.   È vero.
Verrà Oronta; da questa il regno tutto
Attende pace, e pace avrà. Griselda
Guidisi innanzi a me; vengano pure
I Primati del regno, il popol tutto
Sia presente al grand’atto; oggi vogl’io
Soggiogar la passion, vincer me stesso.

  1. Nell’ed. Zatta è stampato crudele.
  2. Così nel testo.