Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/278

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all’altro, per farlo agire in Castiglia; e per non perdermi inutilmente a far l’analisi d’una Commedia, che in ogni Scena ha la sua porzione di spropositi e d’improprietà, basta per tutte le altre la Statua di marmo eretta in pochi momenti, che parla, che cammina, che va a cena, che a cena invita, che minaccia, che si vendica, che fa prodigi, e per corona dell’opera, tutti gli ascoltatori passano vivi e sani in compagnia del Protagonista a casa del Diavolo, e mescolando con le risa il terrore, si attristano i più devoti, e se ne beffano i miscredenti.

Monsieur de Saint-Euremont prendendo il Convitato di Pietra per una Tragedia, pone in ridicolo gl’Italiani che la soffrivano 1, ma egli si rende con ciò assai più degno di riso, mostrando non aver letto le bellissime Tragedie nostre, e volendo metter fra queste una sì sconcia Tragicomedia, se qualche cosa più di Commedia piacevagli considerarla. Finalmente non è che un originale Spagnuolo tradotto nel nostro Idioma, e se vogliamo esaminare i soggetti che concorrevano, e tuttavia ad udirla in folla concorrono, vedremo esser il grande uditorio composto di serve, di servidori, di fanciulli, di gente bassa, ignorantissima, che delle scioccherie si compiace, e appagasi delle stravaganze.

Pure qualche cosa convien dire che vi sia di buono in tale scorretta ed irregolare Commedia, se forza ha ella avuto per tanti anni di reggersi, ed a cotal gente piacere, lo ciò attribuisco al costume, ed alla moralità. Due parti di buona Commedia, che si riscontrano in essa, le quali, quantunque frammischiate con mille inezie e improprietà, recavano qualche diletto in un secolo guasto e corrotto, in cui poco di meglio sul Teatro nostro rappresentavasi.

Il celebre Autor Francese Moliere 2 ha conosciuto, che in tal Commedia eravi qualche buon capitale, e come fatto egli aveva di parecchie altre Commedie e Italiane e Spagnuole, adottò anche

  1. Così dice M. De Saint-Evremont (1613-1703) là dove discorre delle tragedie: “Pour celles des Italiens, elles ne valent pas la peine qu’on en parle, les nommer seulement est assez pour inspirer de l’ennui. Leur Festin de Pierre feroit mourir de langueur un homme assez patient; et je ne l’ai jamais vû sans souhaiter que l’Auteur fût foudroyé avec son Athée: Oeuvres meslées, Paris, 1697, t. II, pp. 251-2.
  2. Così scrive il Goldoni: vedasi il vol. VII della presente edizione.