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76 ATTO QUARTO
Che non commisi? Ah! se perdon chiedessi,

Offenderei dell’innocenza mia
Tutto il candor. S’io non peccai, non deggio
Col chiederti perdon rendermi reo.
Se vuoi che a te mi prostri, eccomi umile
Del mio Cesare a piè. Chieggo pietade
All’innocente cor che non ti offese. (s’alza
Giustiniano. Superbo, tu sei reo. Certa è la colpa,
Se ricusi il perdon; certa è la pena.
Se peccasti con gli occhi, avrai negli occhi
Il tuo supplizio. La fatal sentenza
Farò eseguir. Olà, (chiamando) detesto, aborro
La pietà che mi rende ingiusto e vile.
(entrano le guardie
Belisario. Io con gli occhi peccai? e avrò negli occhi
La pena mia? in che peccaro, o Cesare,
Questi che sempre fur occhi fedeli?
Sai pur ch’io non mirai che la tua gloria,
E che per dilatar la tua grandezza,
I miei stessi perigli io non vedea.
Questi occhi miei che tante volte e tante
Videro seminati i campi ostili
D’armati estinti e di nemiche insegne;
Questi che i re superbi hanno veduti
Prostrati a piè chieder la vita in dono;
Questi al fin che in Bisanzio e carri ed archi
E popolo divoto e statue e marmi
Videro a segnalar il mio trionfo,
Condannati saranno a ingiusta pena?
Giustinian, sei tradito. Il traditore
Belisario non è: soffri che il dica:
Teodora è colei...