Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/105

Da Wikisource.

103
Triticone. Eh un altro amore

È questo, idolo mio; v’amai fin’ora
Come padre, egli è vero, or come sposo.
Rosalba. Eh signor Triticone,
Guardate nello specchio,
Io son giovine assai, voi troppo vecchio.
Triticone. Son vecchio, è vero, ma non ho difetti.
Rosalba. Questo è buono per voi, ma non per me.
Triticone. Io sempre v’amerò.
Rosalba. Amor senza costrutto.
Triticone. Voi sarete il mio fior.
Rosalba. Ma senza frutto.
Triticone.   Son vecchio, ma non cedo
  Ad un giovine in fortezza.
Rosalba.   Ve lo credo, ve lo credo,
  Ma cos’è questa bianchezza?
Triticone.   Calore di fegato.
Rosalba.   E quegli occhi 1 lacrimanti?
Triticone.   Niente, niente, una flussione.
Rosalba.   Ma quel bastone?
  Perchè tremate?
Triticone.   Voi, crudel, tremar mi fate.
  Per altro sto saldo,
  Son forte, son caldo,
  Provate, sentite,
  Sentite il mio cor,
  Che gran batticor2.
Rosalba.   La barba è candida,
  La faccia è pallida,
  Voi già perdeste
  Tutto il calor.
  Son vecchio etc.

  1. Nel testo: quegl’occhi.
  2. Quest’ultimo verso è nella stampa attribuito a Rosalba, ma il suo nome è poi ripetuto in testa al verso che segue: La barba ecc. Dopo cor troviamo punto e virgola, dopo batticor il punto’. Forse si potrebbe leggere: "...Sentite il mio cor. — Rosalba. Che gran batticor! — La barba ecc.