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94 PARTE SECONDA
Triticone. Come? sì presto? E come mai faceste? (a Giacinto1

Giacinto. Ma voi non mi diceste
Ch’era tutto d’amor il di lei male?
Triticone. E ch’ella era di me, dissi, invaghita.
Giacinto. Consolandola dunque io l’ho guarita.

A una donna che patisca
     Qualche mal di gioventù,
     Non vi vuol cassia,
     Non vi vuol manna,
     E la teriaca buona non è.
Vi vuol un medico
     Che sia buon pratico,
     Che trovi subito
     Il come e ’l che.

Triticone. (Gran fortuna è la mia! Sempre ritrovo

Gente di buona mente e di buon core.
L’astrologo fu buono,
Ma il medico è migliore).
Giacinto. Quando meco sarete, (a Rosalba
Penseremo alla dote.
Triticone. Che le dite, signore?
Anch’io sentir vorrei.
Giacinto. Tutti li detti miei
Tendono a stabilire il matrimonio.
Triticone. Che siate benedetto!
Rosalba. Orsù, già tutto intesi. Altro non manca.
D’aspettar son già stanca.
Triticone. Guardate s’ella mi ama:
Ogni breve dimora è a lei di pena.
Giacinto. Concludiamo l’affare or tra di noi.
Voi ardete d’amor. (a Rosalba
Rosalba.   Ma sol per voi. (a Giacinto
Triticone. Adunque è giunto il giorno
Fortunato per me.
Rosalba.   Fortunatissimo.

  1. Manca questa didascalia nelle edd. Tevernin e Zatta.