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Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/171

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canto settimo 161

7
     Credo p)erò anterior fosse una patta:
Turpin dubbioso lascia questo fatto.
Marfisa pel furor fu quasi matta:
si chiuse nel zendale, e di soppiatto
tra gente e gente va fuggendo ratta.
Ipalca l’ha perduta qualche tratto.
Questo laudando il nome di Maria,
e l’altra bestemmiando andaron via,
8
     Ganellon traditor per mano prese
Filinor, col baston dall’altra mano.
Va via pronosticando che il paese
presto verria in poter dell’Alcorano.
— Le veritá a’ miei giorni erano intese —
diceva: — il buon pensar ito è lontano.
Confida in Cristo, caro figlio mio:
non sbigottir, che ognun prò vede Dio. —
9
     Il conte Orlando e Dodone e Rinaldo,
che la sinceritá non han perduta,
uscir dal parlamento ognuno caldo:
corrono ad Angelin, che gli saluta.
Dicean: — Quell’impostore, quel ribaldo
di Gano, a questa volta l’ha perduta; —
e il povero Angelin vanno abbracciando.
Piangea per l’allegrezza il conte Orlando.
10
     Con bella grazia alcuni paladini
diceano ad Angelino: — Io t’ho voluto; —
ed alle figlie sue faceano inchini,
narrando il lor buon core per minuto.
Angelin gli ringrazia oltre a’ confini,
dicendo: — Se m’avete conosciuto
buon custode al sigillo, anche si vuole
ch’io via conduca queste mie figliuole.