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Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/178

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168 la marfisa bizzarra

35
     Non vi tirate in casa quel demonio:
di non volerlo gran ragione avete.
Se passate con quello in matrimonio,
perdio, marchese, rovinato siete.
È un diavol che non teme sant’Antonio;
ed io noi scaccerò, benché son prete.
Liberatevi tosto dall’impegno,
o fuggo via, da sacerdote indegno.
36
     — Per caritá, Gualtier, non mi fuggfire,
— disse Terigi; — tu di’ bene assai.
Io voglio andare a quel dimonio, e dire
e far quel che non credi e che udirai.
La mia ragion saprò farla sentire:
lacererò la scritta, lo vedrai;
e poiché avrò esaltato il mio gran merito,
voglio voltarle tanto di preterito. —
37
     Cosi detto, Terigi indosso mette
il piú ricco vestito ch’egli avesse,
Dimenando le sue corte gambette,
va via che par che il vento lo spignesse.
— La regina vo’ far delle vendette,
né baderò a menzogne né a promesse, —
giva dicendo, e gli occhi tondi tira:
giunse a Marfisa che sembrava l’ira.
38
     Eran scorsi otto giorni dalla sera
della conversazion che v’ho narrata,
che pe’ disgusti ritirato s’era
Terigi e non l’avea piú visitata.
Marfisa lo guardò d’una maniera
la piú bizzarra che fosse inventata,
e non gli ha dato campo a parlar prima,
ma lo rimproverò di poca stima.